VALORIZZAZIONE, PROTEZIONE E RIPOPOLAMENTO DI UN SITO DI IMMERSIONE CHE HA SUBITO DIVERSI IMPATTI ANTROPICI: ZSC FONDALI DI ISCA
Abstract
Lo strascico sotto costa, all’interno della batimetrica dei 50 metri, è vietato in tutta Italia da una legge nazionale, anche fuori delle aree marine protette. La pesca a strascico sotto costa distrugge i fondali, danneggiando coralligeno e praterie di Posidonia oceanica e depaupera la risorsa ittica; catturando, infatti, anche pesci allo stadio giovanile non commercializzabili, costituisce una concorrenza sleale per la piccola pesca artigianale e per la pesca a strascico svolta al largo, nel rispetto delle regole. Un fenomeno che è particolarmente grave in una ZSC, perché ne vanifica l’effetto ripopolante. Per cui l’obiettivo di questo lavoro è stato quello di tutelare l’ambiente marino costiero, rispettando i concetti di ecocompatibilità e di sostenibilità ambientale in modo innovativo, utilizzando strutture in cemento ecofriendly ripopolanti e antistrascico. Realizzate su fondali marini mobili, monotoni, costituiscono delle variazioni sostanziali all’habitat originario, determinando effetti positivi a livello biologico, ecologico ed economico. Il sito marino di interesse di questo lavoro è la ZSC “Fondali Scogli di Isca” (IT9310039), che è caratterizzato dall’affioramento di due scogli a circa 800 metri dalla battigia. Si tratta di una zona con un sito ristretto di prateria di Posidonia oceanica, con praterie miste di Cymodocea nodosa su sabbia. Dopo un attento studio dei fondali e quindi della fauna e della flora associata sono stati posizionati 6 DAS, 10 reef ripopolanti e 3 sistemi di ormeggio ripopolanti CMR4. Dai risultati preliminari è stato possibile valutare la fauna ittica presente prima, durante e dopo il posizionamento delle strutture con apposite strumentazioni e soprattutto una prima stratificazione del microfitobenthos, macrofitobenthos e la presenza di larve di organismi sessili bentonici. Tale complesso popolamento bentonico costituisce l’innesco per ulteriori e più complesse catene alimentari. In questo modo si ottiene una riduzione della mortalità, sia naturale che da pesca, con risvolti positivi sugli stock ittici.